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Le Missioni
dell'ADRA e del
X° Reggimento Arditi Paracadutisti
Nel frattempo, e sempre sullo stesso fronte,
passavano all'azione le pattuglie di sabotatori del X° Reggimento Arditi e
dell'ADRA.
Formate ognuna da nove o dieci uomini perfettamente addestrati, come già
accennato in precedenza, dopo duri e selettivi corsi speciali, le. squadre erano
state fornite di un equipaggiamento di primo ordine.
Ogni componente della pattuglia era armato di moschetto automatico e pistola
calibro 9, entrambi Beretta, pugnale, bombe a mano, zainetto con esplosivo T4
plastico e vari accenditori (automatici, a strappo e chimici). Era poi dotato di
speciali razioni di viveri in confezioni a chiusura stagna, carte topografiche
stampate su fazzoletti e cartamoneta locale. Per ogni pattuglia erano previste
bussole e cronometri impermeabilizzati e fosforescenti, binocoli prismatici,
confezioni di simpamina e morfina con relative siringhe, razzi di segnalazione,
un trasmettitore radio a grande potenza.
Scelti gli obiettivi, quasi tutti in Algeria, iniziarono nel gennaio 1943 le
prime missioni. Purtroppo i risultati furono assai deludenti per una serie di
imprevedibili, sfortunati contrattempi, ma anche per vistose carenze
organizzative ed errori nella predisposizione dei piani.
Il X° Reggimento Arditi effettuò, in quattro mesi, sette missioni, di cui cinque
con aviolancio e le altre due Nel frattempo, e sempre sullo stesso fronte,
passavano con sbarco da sommergibili, contro ponti ferroviari e all'azione le
pattuglie di sabotatori del X° Reggimento campi d'aviazione in territorio
algerino.
Esse portarono alla distruzione o al danneggiamento dei ponti di Bonira, di Beni
Mansour e dell'Uadi Bouduvaou, mentre gli altri obiettivi programmati non
vennero raggiunti; tutte le pattuglie, tranne una, furono scoperte e catturate.
In giugno agli arditi si unirono agli avieri del Battaglione ADRA e venne
preparata una massiccia operazione di sabotaggio contro gli aeroporti alleati
della Libia, della Tunisia e dell'Algeria, con l'impiego simultaneo di
quattordici pattuglie (dieci dell'ADRA e quattro del X° Arditi).
Anche in questo caso, però, l'affrettata preparazione portò ad una difettosa
organizzazione che compromise quasi totalmente l'esito delle missioni.
Lanci a distanze anche notevoli dai previsti obiettivi, materiali di
equipaggiamento o andati dispersi o resi inservibili da inconvenienti tecnici,
informazioni topografiche approssimative od errate, sconvolsero i piani
prestabiliti ed il nemico fu ben presto messo sull'avviso facendo svanire
l'elemento determinante per il buon esito delle azioni: la sorpresa.
A guerra finita si parlò anche di efficace lavoro da parte del controspionaggio
alleato, in quanto Arditi e ADRA ebbero la sensazione di essere quasi "attesi"
da un avversario che non solo sapeva delle missioni, ma conosceva persino i nomi
dei componenti delle varie squadre.
Sta il fatto che le pattuglie, individuate e circondate, non riuscirono neanche
ad avvicinarsi agli obiettivi e dovettero arrendersi. Soltanto due uomini, gli
Arditi Distruttori della Regia Aeronautica Franco Cargnel e Vito Procida,
lanciatisi vicino a Bengasi, riuscirono, dopo l'atterraggio, a far perdere le
tracce e raggiunto, tra varie peripezie, l'aeroporto di Benina Nord nella notte
del 18 giugno, fecero saltare con cariche esplosive una ventina di apparecchi
nemici; il giorno dopo vennero anch'essi catturati.
Nel luglio 1943, dopo lo sbarco anglo-americano in Sicilia, alcune pattuglie del
X° Arditi vennero aviolanciate sull'isola per compiervi azioni di sabotaggio. I
risultati furono scarsi, specie per il mancato appoggio avuto dalla popolazione
locale, inspiegabilmente ostile, ma anche in quest'occasione gli arditi diedero
grandi prove di valore e di coraggio.
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