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Battaglione
Arditi Distruttori (ADRA)
Il
Battaglione Distruttori vide la .luce a Tarquinia, nel febbraio dello stesso
anno, con la denominazione ufficiale di Battaglione Arditi Distruttori della
Regia Aeronautica (ADRA), ma come reparto autonomo, forse anche per i suoi
compiti del tutto particolari, analoghi a quelli del X° Reggimento Arditi del
Regio Esercito.
La caratteristica fondamentale d'impiego dell'ADRA era, infatti, il colpo di
mano contro obiettivi che in questo caso avevano carattere essenzialmente
aeronautico; esso era realizzato sfruttando, nella manovra di avvicinamento e di
attacco, il fattore sorpresa.
Le azioni miravano a distruggere o, quantomeno, a danneggiare velivoli, depositi
di carburante o di munizioni, attrezzature e impianti aeronautici dislocati
negli aeroporti nemici, ed erano condotte da unità tattiche a livello di
squadra. L'avvicinamento all'obiettivo avveniva soprattutto mediante lancio con
paracadute, ma era previsto anche l'uso di alianti, battelli pneumatici,
sommergibili e altri mezzi.
Come il X° Arditi, anche l'ADRA rispondeva all'esigenza di contrastare le azioni
di commandos nemici utilizzando le stesse tecniche e quindi modalità di
arruolamento e addestramento furono analoghe a quelle del reparto speciale
dell'Esercito.
Vennero selezionati, tra i numerosi volontari provenienti da tutto il personale
della Regia Aeronautica, coloro che possedevano i migliori requisiti fisici e
morali, per essere sottoposti ad una dura, meticolosa preparazione che li doveva
trasformare in combattenti eccezionali, in grado di affrontare ogni situazione e
di portare a termine, con successo, le più audaci missioni.
L'addestramento, curato fin nei minimi particolari, prevedeva atletica, nuoto,
voga, lotta giapponese, combattimento col pugnale, esercitazioni all'uso di ogni
tipo di armi, dalla pistola al lanciafiamme.
A questo si aggiungeva l'insegnamento delle tecniche operative proprie dei
reparti sabotatori, come combattimenti notturni e negli abitati, passaggi di
corsi d'acqua, guerriglia, danneggiamento di vari obiettivi con l'uso di
esplosivi, orientamento con la bussola, lettura di carte topografiche,
interpretazione di aerofotografie, tecniche dei collegamenti, guida di veicoli,
e così via.

Indispensabile complemento erano infine i corsi di paracadutismo (che si
concludevano con una serie di lanci in diverse condizioni operative, quattro
diurni terrestri e due diurni in acqua, due notturni terrestri e due notturni in
acqua, da altezze variabili tra i 250 e i 120 metri) e quello guastatori a
Civitavecchia, con perfezionamento nell'uso degli esplosivi e delle tecniche
distruttive.
All'atto della costituzione il Battaglione ADRA, posto al comando del Capitano
Araldo de Angelis, era strutturato su tre compagnie, ciascuna su nove squadre, o
pattuglie, di nove avi eri e un graduato, in tutto 270 militari di truppa, 24
sottufficiali e 11 ufficiali.
Nell'aprile 1943 il comando passò al Ten. Col. Dalmas, che già aveva comandato
il l° Battaglione Paracadutisti dell'Aeronautica; il reparto, ottimamente
addestrato e fortemente motivato era pronto a svolgere le missioni per le quali
era stato creato, e che 16 avrebbero impegnato, con alterne fortune ma con
grandi prove di eroismo, fino all'armistizio.
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