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Regia Marina
Battaglione Paracadutisti:
"San Marco"
L'evolversi
delle vicende belliche, che aveva visto sempre più numerose le azioni di truppe
scelte, particolarmente selezionate ed addestrate, convinse anche la Regia
Marina a costituire uno speciale reparto anfibio, in grado cioè di operare dal
mare, dal cielo e sulla terra, da impiegare in particolari e speciali compiti.
Previsto inizialmente su una forza di una compagnia, circa 100 uomini, il
reparto era composto da personale volontario tratto dagli appartenenti al
Reggimento Fanteria di Marina "San Marco". Iniziato il reclutamento nel marzo
del 1941, le domande di arruolamento furono così numerose da costringere a
rivedere il primitivo progetto per cui si arrivò a costituire, nel marzo del
1942, un intero battaglione di 300 unità, denominato Battaglione "P"; il comando
fu affidato al Ten. Vascello Giulio Cesare Conti.
La sede del reparto era stata fissata a Porto Clementino, località sul mar
Tirreno a qualche chilometro da Tarquinia, e ciò perché lo speciale
addestramento cui venivano sottoposti i marò del "San Marco" prevedeva sia la
preparazione lancistica da effettuarsi presso la Scuola di Paracadutismo di
Tarquinia, sia l'allenamento in mare.

Il Battaglione "P" avrebbe infatti dovuto
costituire, secondo gli intendimenti di Supermarina, l'Alto Comando di guerra
della Regia Marina, la punta di diamante della forza d'assalto anfibia del
Reggimento "San Marco". Per questo i suoi uomini, tutti dotati di qualità
fisiche e morali fuori del comune, vennero addestrati all'aviolancio in mare,
diurno e notturno, a percorrere a nuoto lunghe distanze trasportando armi ed
equipaggiamenti, oppure ad usare appositi battellini gonfiabili, a distruggere
le ostruzioni subacquee nemiche od eliminare fortificazioni costiere, con l'uso
di cariche esplosive, per aprire la strada ai mezzi da sbarco.
Per assolvere a questi compiti così impegnativi e rischiosi di veri arditi del
mare, il vice-comandante del battaglione, Cap. Genio Navale Nino Buttazzoni,
valente ed ingegnoso tecnico, aveva ideato tutta una serie di nuovi
equipaggiamenti di cui dotare il reparto: dalle tute in gomma ai respiratori, a
innumerevoli tipi di contenitori per armi, munizioni e materiali vari, a
speciali armi e cariche subacquee.
Dopo mesi di duro addestramento il battaglione era pronto per l'impiego
operativo. Nel frattempo la Regia Marina aveva deciso di creare, nell'ambito del
Rgt.
San Marco, altre due unità speciali. La prima, numericamente ridotta, era un
reparto di guastatori, chiamato Reparto "G", da utilizzare per azioni di
sabotaggio in territorio nemico.
La seconda era invece un reparto di nuotatori d'assalto, denominato inizialmente
Battaglione Speciale Mazzucchelli, successivamente Battaglione "N", e
specializzato nel nuoto in alto mare.

L'addestramento simile, pur nella diversità della specializzazione
(paracadutisti, nuotatori, guastatori) ed il previsto comune utilizzo in
operazioni d'assalto anfibio fecero di queste unità un gruppo assai omogeneo, al
punto che i due battaglioni "N" e "P", pur distinti, vennero spesso considerati
tutt'uno. Tramontata l'ipotesi di un loro utilizzo per la presa del canale di
Corinto, in Grecia, Supermarina li destinò alla imminente "Esigenza C-3", come
convenzionalmente era denominata la conquista di Malta.
Già dall'ottobre del 1941, infatti, i Comandi italogermanici avevano maturato la
convinzione che solo con il possesso dell'isola di Malta le forze dell'Asse
avrebbero potuto conquistare il pieno controllo sul Mediterraneo centrale,
imprimendo una svolta decisiva alle sorti del conflitto nell'Africa
Settentrionale. Erano state perciò diramate disposizioni per lo studio di un
accurato piano che prevedesse l'invasione e la conquista della munitissima
piazzaforte britannica, entro e non oltre l'estate del 1942.
L'operazione "Esigenza C-3" doveva svolgersi con l'apporto congiunto di forze
aeree, navali e terrestri, in quanto l'isola sarebbe stata attaccata sia dal
cielo, col lancio di unità paracadutiste, sia dal mare, con lo sbarco di truppe
d'assalto, cui poi avrebbe fatto seguito il grosso delle forze d'invasione.
Mentre dunque il Regio Esercito aveva destinato alla missione la neo-costituita
Divisione Paracadutisti "Folgore", il Reggimento "San Marco" era stato prescelto
dalla Regia Marina per formare il nerbo delle forze d'assalto anfibie. In
quest'ambito, ai Battaglioni Nuotatori e Paracadutisti sarebbe toccato l'arduo
compito di impadronirsi della fortezza di San Luca, posta all'imbocco della
Valletta, con aviolancio notturno in mare e avvicinamento alla costa a nuoto,
cui avrebbe fatto seguito l'assalto con distruzione delle 0pere fortificate in
azione coordinata con i paracadutisti italiani e tedeschi lanciati
sull'obiettivo.
Per tale missione gli "N.P." si erano accuratamente preparati con uno specifico
addestramento svolto in località costiere del mar Tirreno che presentavano
caratteristiche analoghe a quelle dell'attacco.
Ma quando ormai tutto era già pronto e gli uomini aspettavano con ansia che
venisse dato il via alla tanto attesa operazione, l'imprevedibile evoluzione
della guerra in Africa Settentrionale, con la caduta della piazzaforte inglese
di Tobruk, che spalancava alle forze dell'Asse la strada per Alessandria
d'Egitto, fece riconsiderare l'opportunità di intraprendere la missione.
Si pensò infatti di sfruttare fino in fondo la possibilità che si offriva alle
armate italo-tedesche del Feldmaresciallo Rommel, concentrando tutti gli sforzi
su quell'unico obiettivo e così l'Esigenza C-3 venne prima rinviata e poi
annullata.
Per i Battaglioni Nuotatori e Paracadutisti "San Marco" sfumava definitivamente
la possibilità di potersi impegnare in battaglia. Trasferiti verso la fine del
1942 in Francia a presidiare i porti di Tolone e Marsiglia, furono rimpatriati a
La Spezia nell'estate del 1943 ove li colse l'armistizio.

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