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Il Potere della Calunnia


Tredici anni orsono, tutti noi che prestavamo o avevamo prestato servizio nell'Esercito restammo attoniti ed increduli davanti alla valanga di accuse, anche infamanti, che si stavano rovesciando sul Capo di Stato di Maggiore dell'Esercito Gen. di C.A. Goffredo CANINO.
Non potevamo credere, anche da parte di chi non aveva avuto occasione di conoscerlo personalmente o di essere stato alle sue dipendenze, che un Generale di C.A. di così alta professionalità, che aveva raggiunto il più alto grado dell'Esercito e giudicato tanto affidabile da essere gradito ai vertici politici che lo avevano scelto e nominato Capo di Stato Maggiore, potesse essere caduto in una simile spirale di reati contro lo Stato e contro l'etica professionale.
Bisogna tuttavia riconoscere che il lungo perdurare di questo assalto da parte di giornali, televisioni e di qualche personalità politica, possa aver fatto sorgere in alcuni di coloro, che non lo conoscevano personalmente, delle incertezze sulla sua fedeltà alle Istituzioni. In tutti sorgeva certamente una sommessa sensazione di incredulità nel dubbio che Egli potesse essere stato coinvolto in qualcosa in cui non eravamo a conoscenza.
Sensazione questa, che è sedimentata negli anni successivi in relazione al fatto che l'oscura vicenda era caduta nel silenzio più assoluto sia da parte di chi l'aveva provocata e sia da parte del suo protagonista e vittima.
Ora finalmente abbiamo capito! Ora finalmente sappiamo la verità! La verità vera quella appurata dalla Magistratura, unico Organo dello Stato deputato a tale incombenza.
Abbiamo capito, ma abbiamo anche recepito l'insegnamento, l'alto insegnamento morale, etico e professionale impartito dal Generale Goffredo CANINO con il suo comportamento.
Egli, al culmine della ondata di denigrazione nei suoi confronti, presentò, a suo tempo, le dimissioni dal Suo alto incarico "Dimissioni reali e definitive", cosa inusuale nel nostro Paese per non coinvolgere l'Esercito e cioè l'Istituzione di cui era a capo nell'infamante campagna diffamatoria in atto.
Poi, coerentemente, per ben dieci anni ha taciuto ed atteso con la fiducia di chi è in pace con la propria coscienza.
Solo nel 2003, preso atto dell'inarrestabile scorrere del tempo e del peggioramento del suo stato di salute, ha acconsentito all'incontro con un giornalista che aveva manifestato interesse ai fatti specifici, rilasciando una lunga intervista.
Ciò ha fatto senza la pretesa di raccontare la verità in assoluto, ma solo quella che Egli considerava la "sua verità", cioè i fatti come da Lui sono stati vissuti e/o percepiti, invitando ogni altro protagonista a raccontare la propria verità specie se in contrasto con la Sua.
Ma il silenzio ha continuato ad essere totale. Altri sono stati ora, e cioè i Magistrati di più Tribunali a dimostrare la Sua estraneità a quei fatti diffusi con una serie di vergognose calunnie, insulti e farsesche denigrazioni che lo avevano investito in un modo indegno per un Paese che si dice civile e che si vanta di essere la Patria del diritto.
Di questo insegnamento vogliamo ora ringraziare il Generale CANINO. Egli con il Suo comportamento e con le sue decisioni, ha indicato la via della correttezza ed anche della tenacia e della fermezza delle proprie azioni.
Sarebbe auspicabile che giornali, televisione ed altri mezzi d'informazione, tanto prodighi nel 1993 di notizie negative, abbiano ora la sensibilità e l'onesta intellettuale di dare comunicazioni esaurienti delle decisioni della Magistratura in merito ad una questione che tanto ha inciso nella vita di un cittadino e di una Personalità che ha ricoperto un incarico Istituzionale di vertice.
Questi i fatti relativi all'alto Ufficiale che è stato completamente scagionato e sono noti a tutto l'ambiente Militare ma, con la presente si desiderava che venga eliminato qualsiasi dubbio sulla tradizionale fedeltà delle nostre Formate Armate alle Istituzioni.
Ci auguriamo che da parte di chi di dovere siano svolti adeguati interventi affinché l'opinione pubblica sia informata che nessun appartenente alle Forze Armate ha mai avuto atteggiamenti contrari ai valori fondamentali della Costituzione.

 

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