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LIBERAZIONE DI FILOTTRANO:
 "QUI combatté LA NEMBO"

Michele Morettini
Classe 5D Scuola Elementare di Filottrano


Era un brutto e nuvoloso giorno e fuori pioveva, così andai in soffitta e trovai una busta, l'aprii, c'era una lettera con scritto: "Estate 1944, gli alleati hanno occupato Roma e le armate anglo-americane inseguono i tedeschi in ritirata". La mamma mi disse che quella lettera l'aveva scritta il nonno, soldato in Sardegna, con la quale avvisava la nonna che presto la guerra sarebbe finita.
Non immaginava però che Filottrano doveva vivere il suo giorno peggiore. Dai racconti della nonna ho saputo che la battaglia di Filottrano è stata una delle più dure e sanguinose del centro Italia, seconda solo alla battaglia di Cassino.
Fino al 30 giugno 1944 Filottrano sembrava che fosse risparmiata dalla guerra, ma purtroppo il fronte di guerra doveva passare proprio di lì. I tedeschi infatti dovevano difendere il porto di Ancona e quindi occupavano tutti i paesi collinari compresa Filottrano. Era quindi compito del C.I.L., composto da partigiani e da paracadutisti della Divisione Nembo, rompere questa linea difensiva.
La nonna mi ha raccontato che non si poteva uscire di casa perché le bombe e la presenza dei tedeschi erano una continua minaccia. Durante i bombardamenti ci si rifugiava nei sotterranei della casa e nella notte si doveva mettere delle tele nere alle finestre perché c'era il coprifuoco.
I viveri scarseggiavano in paese e solo i contadini avevano qualche riserva alimentare. Gli stessi soldati tedeschi non disponevano di queste risorse, a tal punto che entravano nelle case per trovare un po' di riposo e qualcosa da mangiare. Due di questi militari il 4 luglio entrarono in casa del Sig. Campodonico e dopo aver bevuto e dormito un ufficiale esclamò: "Oh mamma, via nazismo, via bolscevismo, via fascismo!" America, America, libertà!"
Il giorno decisivo per la liberazione di Filottrano è stato l'8 luglio, quando i paracadutisti della Nembo assaltarono con coraggio garibaldino le truppe tedesche disposte nel centro di Filottrano e nei pressi dell'Ospedale Civile. Il crepitio delle mitragliatrici e il rombo dei cannoni era continuo ed assordante; una nube di fumo e polvere avvolgeva Filottrano; solo all'alba del 9 luglio la popolazione poté uscire dai rifugi e tra le rovine veder sventolare la bandiera Tricolore posta sulla torre dell'acquedotto.
Alla fine della lettera era stato aggiunto: "La libertà è un bene più prezioso dell'oro e dell'argento e coloro che hanno dato la vita per la libertà e lottano contro la dittatura siano di esempio per le future generazioni".

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