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24 APRILE 2004
Guerrino Stacchiotti
Partigiano
Non capita a tutti di
partecipare alla celebrazione di un avvenimento quale la "battaglia e la
Liberazione di Filottrano" 60 anni dopo, anche se 60 anni fa non ero
giovanissimo perché avevo assolto quasi 5 anni di servizio militare. Quindi ciò
posso ritenerlo già una fortuna; fortuna anche perché il 24 aprile 1944 sono
stato preso a casa dalle brigate nere mentre era in corso un
rastrellamento. Ho tentato la fuga e questa mi è riuscita, pur sapendo che nel
caso mi avessero visto, la morte sarebbe stata certa con una raffica di mitra
nella schiena. Mi è andata bene.
L'odierna celebrazione avrebbe dovuto avvenire domani 25 aprile (festa della
Liberazione, così sancita dalla Legge dello Stato).
è stata anticipata ad oggi, ma
ciò non sminuisce affatto la sua importanza, il suo significato storico ed i
riflessi che la battaglia di Filottrano ha avuto nel contesto della Liberazione.
Quindi "battaglia di Filottrano - Qui combatté la Nembo e 25 aprile - festa
nazionale della Liberazione - sono strettamente collegate (c'è chi ci crede e
chi no), perché pur nelle diverse posizioni ed azioni, la finalità era uguale:
liberale l'Italia dall'occupazione nazista e dai complici fascisti italiani, i
quali dopo il 25 luglio 1943, allorché il fascismo si era autoabbattuto,
intendevano mantenere la dittatura, senza considerare che la sciagurata guerra
dichiarata l'11 giugno 1940 era già perduta e gli eserciti Alleati stavano già
occupando l'Italia.
E, allora è doveroso precisare: perché la Battaglia di Filottrano sostenuta e
vinta dagli eroici reparti della Divisione Nembo è avvenuta? Sono ancora tanti,
troppi, coloro che si limitano a considerare la Battaglia un semplice, seppure
eroico, fatto d'arme, il che non è da nessuno messo in dubbio e va riconosciuto
in tutto.
Io credo, però, che ciò costituisca qualcosa di più, perché la Divisione
Paracadutisti Nembo era un reparto del Corpo Italiano di Liberazione e aveva il
presupposto di liberare l'Italia dall'occupazione nazista e dai complici
italiani protesi a mantenere l'assolutismo politico.
Qualcuno si chiederà quale collegamento poteva esserci fra gli eroi della
Divisione Nembo e le forze della Resistenza cioè le formazioni partigiane: il
collegamento c'è e non può né deve essere ignorato o sottovalutato.
La Divisione Nembo inquadrata nel Corpo Italiano di Liberazione, reparto del
nuovo esercito regolare italiano (dopo lo sfacelo dell'8 settembre 1943)
affrontava le formazioni avversarie sul piano strettamente militare, mentre le
forze di resistenza erano impegnate, per quanto loro possibile, a combattere i
residui fascisti ed i reparti tedeschi, nel territorio ancora occupato, sempre
con lo stesso obbiettivo: cacciare gli occupanti e sconfiggere i complici
italiani.
Ora non si tratta di violare la storia di quanto è avvenuto dopo l'8 settembre
1943 ma di confermarla fedelmente. E questo, al di là di ogni posizione, credo
che nessuno possa contestarlo.
Da ciò, mi pare,che alcune riflessioni debbano essere fatte: l'impegno,
l'abnegazione dei reparti della Divisione Nembo da un lato e dall'altro l'azione
delle forze partigiane, hanno contribuito in modo determinante a ridare al
popolo italiano dignità e libertà politiche, affinché l'uomo-cittadino sia
libero e responsabile e non un soggetto sottoposto al volere di despoti e magari
finire nelle patrie galere o al confino politico, se si permetteva di
manifestare il dissenso con le sue libere idee di pensiero. Perché le dittature,
qualunque esse siano, comunque si qualifichino, sono dittature e basta; non ha
importanza che si definiscano naziste, fasciste, staliniste, maoiste o irachene
esse sono uguali in tutte le loro espressioni e azioni repressive verso coloro
che dissentono.
La mia generazione che ha avuto la ventura di vivere in tempi difficili, prima
soffocata dall'assolutismo, poi dalla guerra quindi dall'occupazione nazista, ha
avuto anche quella della riconquista delle libertà democratiche, sia pure con
sacrifici e rischi, può ben fare un raffronto tra democrazia e dittatura.
Ora abbiamo la Costituzione, nella quale è sancito che l'uomo è un cittadino
avente "pari dignità di tutti gli altri, senza distinzione di opinioni
politiche o religiose o di condizione sociale e che è garantita a tutti la
libertà di espressione di parola, di scritto e con ogni altro mezzo di
diffusione".
E la scuola, se non lo ha già fatto, non farebbe male ad insegnare tali
principi; in fondo questi sono contenuti negli articoli 3 e 21 della
Costituzione della Repubblica.
Perché questo è il realistico senso della Battaglia di Filottrano "Qui
combatté la Nembo", il cui epilogo fu il 25 aprile 1945.
Credo anche che il sacrificio di coloro che sono caduti per il Corpo Italiano di
Liberazione e delle formazioni della Resistenza per la riconquista delle libertà
democratiche lo abbiano fatto per noi e per le generazioni che sono seguite e
per quelle che nel tempo le seguiranno. Perché? Perché loro che sono morti anche
per noi non potranno più godere di quelle libertà per le quali sono Caduti.
A noi, per quanto possa dare la mia interpretazione, hanno lasciato il più
grande esempio di sacrificio.
Ricordarli ed onorarli è un dovere morale che, forse, non faremo mai abbastanza.
E voi ricordare di onorarli, voi, i vostri figli ed i figli dei vostri figli.
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