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2004 - Caporetto
Siamo ritornati a Caporetto, l'odierna KOBARID in
Slovenia, per partecipare alla cerimonia all'interno del Sacrario, nel corso
della quale si commemora il sacrificio di tanti soldati, non solo italiani, nei
terribili anni della 1a guerra mondiale ed, in particolare, durante la disfatta
di Caporetto.
Abbiamo inoltre assistito, nel pomeriggio, all' inaugurazione nel locale museo
di alcune sale dedicate a quel periodo, per la cui preparazione ha fornito un
generoso contributo di lavoro il nostro amico Italo CA TI.
Ciò detto, è opportuno fare alcune considerazioni sulla situazione di quel
periodo.
L'Italia scese in guerra il 24 maggio 1915 con carenze nelle artiglierie, nelle
armi di reparto e anche nelle scorte di proiettili di artiglieria.
Proprio l'esigenza di risparmiare i colpi sarà una delle concause che
determinarono lo sfondamento di Caporetto.
L'esito della rivoluzione russa nel 1917 cambiò tutto lo scenario militare delle
forze belligeranti in Europa. L'Intesa perse in poco tempo milioni di
combattenti e gli Imperi centrali poterono disporre di numerose unità da
rischierare sui fronti italiano ed occidentale.
Non si seppe valutare questo cambiamento e non fu adottata alcuna
predisposizione che la nuova situazione richiedeva.
L'esercito italiano, sino a Caporetto, fu sempre schierato per l'offensiva, con
la maggior parte delle sue forze disposte fra TOLMINO e MONF ALCONE, mentre nel
rimanente fronte vi erano appena 22 divisioni che garantivano il presidio della
prima linea.
A Capo retto gli austro-tedeschi attaccarono con 14 divisioni contro 3 divisioni
italiane.
Le nostre artiglierie, per la mancanza cronica di colpi, non potevano tenere
sotto controllo tutti i potenziali bersagli e potevano intervenire solo su
espresso ordine degli Alti Comandi, cosa valida nel caso di offensiva, ma
disastrosa in caso di difesa.
Il giorno dell'attacco, complice la nebbia che rese invisibile l'avanzata del
nemico, divenne impossibile mantenere i collegamenti tra i comandi avanzati e
quelli arretrati, on la conseguente gravissima carenza nel coordinamento.
Tale mancanza di collegamento e l'organizzazione verticistica del nostro
esercito, voluta da Cadorna, che rendeva impossibile ogni iniziativa, fecero sì
che ogni ordine via via impartito fosse già superato dal tumultuoso evolversi
degli eventi.
Se pensiamo oggi che la maggior parte delle unità riuscì comunque ad arretrare
sino al Tagliamento prima ed a rischierarsi sul Piave poi, dal Grappa al mare
Adriatico, dobbiamo convenire che ciò fu reso possibile grazie alla tenace
resistenza opposta dalle truppe, che man mano riprendevano coraggio.
Questo risalta ancor più il loro valore.
Non fu colpa dei soldati, se i vertici politici e militari non seppero prevedere
quali avrebbero potuto essere gli sviluppi strategici dopo il disfacimento
dell'esercito zarista sul fronte orientale!
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